martedì 26 giugno 2012

Schifani, sì proprio Schifani dice ai calabresi: «Mafiosi!»


Dalla rete ecco quest'articolo molto interessante di Piero Sansonetti, di cui condividiamo l'analisi sul fenomeno mafioso e sul paradosso che alcuni pregiudizi razzisti sull'omertà vengano evidenziati da meridionali come Schifani...
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di Piero Sansonetti

Renato Schifani (in foto in lato), presidente del Senato, meridionale, siciliano, ieri ha pronunciato delle frasi molto rozze e insolenti nei confronti della Calabria. Le trascriviamo: «La 'ndrangheta ha superato i confini della Calabria invadendo vaste aree del centro e nord Italia. Anche questo è un dato eccezionale in una terra fortemente omertosa che sfida costantemente lo Stato... In alcune zone l'organizzazione criminale  gode del consenso di una parte, mi auguro sempre più minoritaria, della popolazione o comunque di un non dissenso».
Tradotto in pochissime parole: “la Calabria è omertosa, la Calabria è 'ndrangheta, il consenso della popolazione è vasto”. I più beceri e usuali luoghi comuni della propaganda nordista. Naturalmente la cosa che più colpisce è che queste parole e insolenze vengano da Renato Schifani. Non solo perché Schifani è meridionale, e dunque magari uno si aspetterebbe meno livore anti-calabrese e antimeridionale da lui. Ma anche perché - lo sanno tutti - Schifani è stato al centro di molte e feroci campagne di stampa contro di lui e da quelle campagne di stampa noi lo abbiamo difeso perché erano basate sul sospetto, sullo spirito inquisitorio. Se per caso non avete seguito quelle polemiche, le riassumiamo brevemente. Si venne a sapere qualche anno fa che Renato Schifani era stato amico di un paio di mafiosi di primissimo piano, come Nino Mandalà e Benny D'Agostino e aveva collaborato con gli uomini di Mandalà che avevano, pare, ampi poteri nel comune di Villabate. Noi, allora, facemmo osservare che avere avuto degli amici condannati per mafia non vuol dire essere mafiosi, e collaborare con un ente pubblico come è un Comune non è un reato e non è una vergogna. Di solito usiamo questi argomenti sempre, quando scattano le campagne “moralizzatrici” che di moralizzatore hanno poco e si fondano sul forcaiolismo, la smania di manette e l'ideologia del sospetto. Abbiamo sempre avuto una forte antipatia per queste campagne, non solo perché siamo garantisti e consideriamo il garantismo la base della civiltà moderna. Ma perché abbiamo notato che il più delle volte queste campagne servono a criminalizzare il Sud. E cioè a realizzare quella vecchia e sempre riproposta idea nordista, secondo la quale la questione del Mezzogiorno è solo una questione criminale.
Non ci stancheremo mai di dire che non è così. E nemmeno di ragionare sul fatto che la delega “politica ed economica” della quale dispone la mafia, in Sicilia come in Calabria, è una delega che è stata conferita alla mafia e alla 'ndrangheta dalla borghesia del Nord. Proprio così: è stato il Nord, sin dalla costruzione dello Stato unitario, che ha ostacolato in tutti i modi la nascita di una classe dirigente meridionale autonoma, della quale temeva la concorrenza nella gestione del potere, e ha preferito trattare con la mafia, adattare alla mafia le sue politiche clientelari, assicurare alla mafia compiti che spettano allo Stato e poteri reali e risorse, in modo da permetterle di vivere bene, e di amministrare il potere senza sottrarsi alla subalternità al Nord e impedendo comunque la liberazione del Sud.
Tutte quelle storie sulla Calabria criminale, e che esporta criminalità, e tutti questi ragionamenti vecchi vecchi, e francamente un po' stupidi, sull'omerta, forse Schifani non lo sa, ma sono tutti importati dal Nord e sono perfettamente funzionali alla spartizione del potere che prevede il dominio della borghesia settentrionale attraverso lo strumento mafioso.
Voi direte: ma perché te la prendi tanto, con Schifani, se ripete un po' a pappagallo frasi fatte, ascoltate, forse, nei corridoi del Senato?
Me la prendo perché c'è sempre quel discorso su “da qual pulpito viene la predica?”. Ma possibile che un meridionale non trovi di meglio che criminalizzare la Calabria? Ma possibile che uno che è stato tacciato di mafiosità e corruzione  dai forcaioli, ora si metta a fare il forcaiolo come loro? Se serve un manettaro, francamente, è cento volte meglio Travaglio (in foto nel riquadro al centro)!

Fonte:   CalabriaOra

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